Virus, Microbiota, Epidemie.

Premessa

Queste riflessioni sulle malattie “infettive” e sul ruolo patogenetico dei batteri, funghi e virus, scaturiscono da anni di studi, ricerche e osservazioni cliniche su varie patologie infiammatorie acute e croniche, in particolare  uroginecologiche. La lunga esperienza ospedaliera in questa specialistica mi ha permesso d’indagare migliaia di pazienti con patologie acute e croniche del sistema urogenitale: prolassi urogenitali, incontinenza urinaria, dolore pelvico cronico, dispareunia, disfunzioni sessuali, cistiti acute, croniche e interstiziali (da E. Coli in particolare), cervico vaginiti anche HPV correlate, verificando i grandi limiti delle terapie mediche e chirurgiche convenzionali. Terapie con antibiotici, antinfiammatori, antidepressivi, antivirali, antispastici, antistaminici, neuro regolatori, tecniche chirurgiche (conizzazione della cervice uterina per le displasie e DTC nelle ulcere di Hunner nelle cistiti interstiziali), instillazione endovescicale di glicosoaminoglicani, ac. ialuronico e condroitina, si sono rivelate spesso insufficienti.

Una delle conseguenze più gravi dell’abuso scriteriato dei farmaci chimici è l’induzione all’antibiotico resistenza CWD (Cell Wall Deficient) correlata di molte specie batteriche (in particolare l’E. Coli).

Sottolineiamo il malessere, spesso devastante, vissuto da molte pazienti affette da cistite cronica interstiziale, costrette all’uso di antidepressivi, analgesici maggiori (morfina) e a terapie invasive come neurolisi e neuro modulazione sacrale.

Tutte le patologie croniche disfunzionali uroginecologiche studiate hanno rivelato una caratteristica clinica comune: la disbiosi, la grave sofferenza dell’ecosistema delle mucose e del tessuto linfatico associato a esso (MALT) e del Microbiota. 

Lo scopo di questo lavoro è avviare una fondamentale, profonda riflessione e revisione, priva di pregiudizi, sul vero ruolo dei microrganismi (funghi, batteri e virus) nelle patologie in generale e in quelle respiratorie, considerato il particolare momento storico.

Capire la dinamica vitale della fisiopatologia umana integrata e in armonia con l’ambiente è “conditio sine qua non” per esercitare, in scienza e coscienza, l’arte della medicina, al di là di ogni metodologia e filosofia terapeutica scelta.

 

Introduzione

Il momento storico politico – sociale sta assumendo aspetti sempre più drammatici e inquietanti per il futuro del benessere del “sistema uomo ambiente”.

La comunità della medicina omeopatica e olistica rappresenta una delle poche voci scientifiche ancora libere e punto di riferimento essenziale della società civile nell’attuale dilagante “pensiero unico” scientista sostenuto dalla grande industria farmaceutica e dall’establishment politico – finanziario. Dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo guida e punto di riferimento culturale sanitario nell’attuale panorama critico socioeconomico e politico.

Necessario evitare inutili e sterili polemiche tra sostenitori e avversari dei vaccini per partito preso, riportando la discussione nell’alveo della scienza libera e obiettiva che mira alla conoscenza della fisiopatologia per il benessere degli esseri umani.      

Va fatto un approfondimento alla luce della PNEI e della biologia moderna del significato e del ruolo dei virus, batteri, funghi e dell’ecosistema Microbiota nella fisiopatologia umana. Avviamo un confronto liberi da pregiudizi, con umiltà intellettuale e con la consapevolezza che la “docta ignorantia” è la premessa per la saggezza e la vera conoscenza.  

L’evoluzione e il consolidamento della filosofia omeopatica unicista Hahnemanniana alla luce delle nuove conoscenze della medicina biologica e quantistica che considera l’essere umano epifenomeno energetico della rete Tutto Organismo Ambiente Pianeta Terra, rappresenta la più grande speranza per la cura delle malattie acute e croniche finora considerate inguaribili.

 

Omeopatia unicista

Essere medico omeopata unicista nella sua quintessenza rappresenta un’aspirazione ideale verso l’arte della conoscenza, nella consapevolezza dell’umile fragilità umana, primo passo verso la saggezza diagnostica e terapeutica. 

L’omeopatia non è un semplice metodo terapeutico, ma “una scelta di vita” verso un nuovo paradigma culturale scientifico olistico che considera gli esseri umani e tutte le forme di vita una realtà energetica unica e la “salute – malattia” due momenti inseparabili della stessa dinamica evolutiva.

Indispensabile una profonda riflessione scientifica della fisiopatologia alla luce delle nuove conoscenze del “Microbiota” non solo inteso come “ecosistema delle mucose” ma come principio energetico e componente strutturale primario della sostanza fondamentale della matrice, “rete funzionale unica coerente bioelettromagnetica” che sta alla base dell’esistenza e della sinergia simbiotica tra tutti gli esseri viventi in armonia con l’ambiente.

Il nuovo paradigma della “scienza umana olistica” di cui l’omeopatia Hahnemanniana rappresenta l’asse portante, si avvale delle conoscenze della PNEI, della patobiografia conflittuale bio – logica, della medicina quantistica, del meccanismo dell’entanglement. La “malattia” va riconsiderata come strumento fondamentale per l’evoluzione del “Tutto Essere Umano Ambiente Pianeta Terra” verso i comuni “alti fini dell’esistenza”.

Liberarsi della visione riduzionista che considera le malattie, virus, batteri, funghi nemici da combattere rappresenta la “conditio sine qua non” per l’evoluzione dell’esistenza umana.

 

Terreno ambientale costituzionale

I batteri procarioti sono stati i primi esseri viventi complessi apparsi sul nostro pianeta, trasformatisi progressivamente in ulteriori organismi più perfezionati (eucarioti) fino all’attuale Homo Sapiens, portando e conservando in se? (DNA) la storia evolutiva di miliardi di anni. Ogni “territorio - ambiente - comunita`” possiede le sue caratteristiche eubiotiche vitali locali specifiche, tanto piu` differenti, quanto piu` geograficamente, filogeneticamente e socialmente distanti tra loro.

L’essere umano e` “fatto” di microrganismi: corpi colloidali, funghi, micobatteri, batteri, virus, prioni (elementi vitali piu` piccoli dei virus, costituiti da soli aminoacidi, senza materiale genetico). Per ogni cellula umana si calcola esserci almeno 10 microrganismi (G. Enderlein). In un grammo di terra fertile si contano esserci circa 100 milioni di batteri vivi (L. Perrin).

Siamo come “immersi” in un mare di microrganismi, dentro e fuori di noi, perennemente in contatto e in interazione con miliardi di particelle vitali, mediante l’aria che respiriamo, i cibi, l’acqua e con tutto cio` con cui veniamo a contatto.

Come possiamo ancora considerare i microbi, in generale, secondo la visione riduzionista della medicina allopatica, dei nemici da combattere quasi sempre? In realtà i microrganismi (Microbiota) sono il nostro “Hard - Ware” strutturale di base, la memoria ancestrale custode dell’evoluzione, uno straordinario sistema integrato delle difese immunitarie; il loro interesse e benessere coincide con il nostro. Sta a noi conservare il nostro corpo nelle condizioni fisiologiche migliori possibili per “offrire” un alloggio ottimale ai nostri “illustri ospiti” per l’irrinunciabile cooperazione e simbiosi mutualistica.
Il Microbiota saprofita interno dell’essere umano sta in relazione con quello esterno - ambientale opportunista e integrato in altri esseri viventi (animali, piante) in un continuo dialogo evolutivo - adattativo. L’essere umano puo` essere “contaminato” accidentalmente da nuove specie di microrganismi dissimili al proprio ecosistema microbiota, con caratteristiche epigenetiche differenti provenienti da ambienti filogeneticamente lontani oppure espressione di cattività - disbiosi ambientali in conseguenza di guerre, conflitti acuti e cronici territoriali, distruzioni, carestie, bruschi cambiamenti climatici, crisi socioeconomiche politiche, inquinamenti ambientali chimici tossici.

In tutti questi casi sono possibili “crisi di adattamento”  alle nuove caratteristiche vitali ambientali anche gravi e croniche, fino alla morte delle popolazioni stesse, se incapaci di adeguarsi e riprogrammarsi ai nuovi input informazionali provenienti dall’ambiente esterno in cambiamento o evoluzione.
In realta` le cosiddette “epidemie – pandemie - endemie” di qualunque genere ed epoca storica , trovano sempre una risposta biologica razionale in crisi ambientali socio economiche, povertà e miserie, conflitti e psicosi collettive, discrasie e disparita` sociali, promiscuita`, scarsa igiene, angoscia da assedio o invasione.  Tutte queste condizioni sprofondano le persone nell’angoscia, depressione, pessimismo, perdita della speranza e paura del futuro, debilitando gravemente la salute psico fisica, le capacità reattive – adattative e la “voglia di vivere”.

Come per il meccanismo dell’apoptosi somatica umana, morte programmata di cellule non più utili e coerenti al benessere globale di quell’organismo (cellule distrofiche, displasiche, invecchiate, difettose, inquinanti), vi è un corrispondete meccanismo di apoptosi da parte dell’Organismo Tutto Ambiente che si libera di “cellule discrasiche” incoerenti e deleterie: aree geografiche (con i loro abitanti anche umani) inquinate, tossiche, incoerenti che minacciano la salute globale della Genosfera, Organismo Tutto cui apparteniamo e con cui dobbiamo fare inesorabilmente i conti.

 

La diatriba storica dei virus

Nell’accezione comune della medicina allopatica nella parola “virus” s’identificano una miriade di sostanze velenose, microrganismi virulenti pericolosi e contagianti, in grado di provocare malattie infettive acute, neoplastiche e disfunzionali croniche.
La microbiologia classica sostiene che i virus sono “parassiti obbligati”, in grado di riprodursi e sopravvivere solo in organismi viventi, poiché non possiedono una propria membrana esterna, la capacità metabolica (enzimatica), respiratoria, energetica e riproduttiva. La loro presenza può essere dimostrata solo indirettamente mediante reazione anticorpale. In realtà “non sono mai stati osservati come organismi viventi” (A. M. Baker).

“I virus non sono mai stati isolati in vitro come entità autonome viventi, non hanno la capacità di modificare o condizionare il sistema vitale che li ospita (Guyton’s Medical Textbook). La loro particolare proprietà, come sostenuto dalla microbiologia tradizionale, sarebbe quella di potersi integrare nel materiale genetico cellulare e mitocondriale e condizionare in tal modo l’attività della cellula ospite.

Dobbiamo porci la domanda: ma queste particelle organiche costituite da un “pezzo” di DNA o RNA circondato da materiale proteico (capside) definite “virus”, cosa sono in realtà?

Elementi esterni ed estranei che penetrano accidentalmente nel nostro organismo? Prodotti di degradazione metabolica interna, parti di cellule o di batteri in disgregazione - apoptosi? Particelle organiche cellulari informazionali per la comunicazione interna ed esterna tra corpo e ambiente?

Necessario riesaminare la fisiopatologia umana e la dinamica somatica evolutiva per trovare delle risposte.

Nel nostro organismo vi è un’incessante ricambio strutturale somatico globale, dalla nascita fino alla senescenza e la morte. Le cellule “invecchiate”, displasiche, distrofiche, post infiammatorie, non più in coerenza con l’equilibrio PNEI generale dell’organismo, vengono eliminate direttamente col meccanismo emuntoriale del drenaggio oppure mediante l’apoptosi (prima “digerite” dai lisosomi, frammentate in microparticelle e poi eliminate col drenaggio) e sostituite da cellule più giovani.

La fisiologia ci insegna che attraverso i meccanismi di drenaggio emuntoriale, vengono eliminate dai 300 milioni a mezzo trilione circa di cellule del nostro corpo ogni giorno, a seconda del nostro stato generale metabolico (infiammatorio, tossico). Considerando che l’intero organismo possiede dai 75 ai 100 trilioni circa di cellule e che ciascuna delle quali a sua volta contiene migliaia di mitocondri (fino a 30 mila nelle cellule muscolari), possiamo renderci conto dell’enorme quantità di sostanze di scarto e di degradazione cellulare somatica (tra cui pezzi di cellule e di mitocondri con materiale genetico) che vengono eliminate ogni giorno.  Come sappiamo, i mitocondri sono organismi autonomi viventi all’interno del nostro citoplasma cellulare; derivano da alfa proteobacteri primordiali e posseggono un proprio DNA e metabolismo autonomo. Ogni cellula e mitocondrio in disfacimento strutturale contengono un’enorme quantità di materiale genetico custodito da ben definite membrane che non sempre vengono frammentate e digerite completamente dai lisosomi. Tutti questi materiali “di scarto” drenati nella matrice interstiziale e da qui nei vari organi emuntoriali, li ritroveremo sistematicamente negli esami diagnostici di laboratorio (biopsie, culture ematiche e delle secrezioni, tamponi delle mucose). Allorché, per esempio, si effettua un semplice tampone delle mucose delle prime vie aeree, sicuramente verranno individuati nei vetrini (all’osservazione microscopica) una gran quantità di “pezzi” di cellule e mitocondri post infiammatori, frammenti di DNA e RNA e materiale di scarto che viene continuamento drenato all’esterno da tutte le strutture e organi di drenaggio, tra cui anche le mucose delle vie aeree.

“La matrice con la sua “sostanza fondamentale” rappresenta il trait d’unione tra tutti gli organi (fascia connettivale unica): un vero e proprio “organo” che permette all’organismo di eliminare tutte le sostanze tossiche e di degradazione metaboliche e conservare la salute” (M. Bienfait). 
Normalmente la matrice riesce, mediante i processi di elaborazione – digestione metabolica, a eliminare i prodotti di degradazione infiammatoria, le mucoproteine, le glicoproteine, alternando fisiologicamente gli stadi “sol” – “gel”, fino a un certo limite. Nei casi in cui questi prodotti di scarto sono eccessivi si ha un sovraccarico della matrice, alterazione del ph (acidosi), perdita della capacità drenante, alterazione del ritmo delle fasi “sol-gel” con tendenza all’impregnazione – gelificazione, alterazione della crasi ematica e della microcircolazione.
L’infiltrazione infiammatoria può interessare anche le strutture polmonari bronco - alveolari con alterazioni degenerative dell’epitelio alveolare e di quello capillare vascolare (necrosi fibrinoide) con conseguente formazione e accumulo di fibrina, trombosi e ischemia.

Da queste considerazioni nasce il forte dubbio della reale esistenza dei così detti virus come ci hanno fatto credere nelle aule universitarie. 

Il materiale cellulare che si osserva al microscopio che “muta sotto i nostri occhi” (L. Montagnier, a proposito dei “virus” dell’AIDS) e che chiamiamo erroneamente virus, non sono altro che parte di queste infinite sostanze di scarto tissutale, cellulare e mitocondriale che ogni giorno viene eliminato col meccanismo del drenaggio.

Non appare più condivisibile e sostenibile la visione antiquata riduzionista della microbiologia tradizionale che considera i virus come particelle vitali, capaci di “volare” nell’aria (come aerei subsonici tra i continenti), sopravvivere fuori dall’organismo ospite, di “saltare” da un organismo a un altro con la saliva (le famose gocce di Flügge) o per contatto cutaneo, di “contagiare” l’organismo umano penetrando nel DNA cellulare inducendolo a replicarli infinitamente fino a uccidere l’organismo stesso ospite o causargli gravi patologie.

In realtà i virus non sono microrganismi, né tantomeno vivi, ma solo un’infinita varietà di frammenti cellulari e mitocondriali di scarto, elementi privi di qualsiasi forma di vita, pezzi di DNA o RNA avvolti da lipoproteine citoplasmatiche che ogni giorno gli esseri umani eliminano col meccanismo incessante del drenaggio, funzione fondamentale per la sopravvivenza degli esseri viventi.

La loro presenza occasionalmente più elevata nelle secrezioni organiche rappresenta l’epifenomeno di un inquinamento della matrice interstiziale o di una condizione clinica post infiammatoria, dell’esonerazione di prodotti di degradazione tissutale, sostanze tossiche, di scarto infiammatorio del meccanismo della commutazione vegetativa di Hoff che agisce in sinergismo col sistema immunitario - PNEI. In caso di malattie acute, croniche, disbiosi, acidosi metabolica, tossiemie, parassitosi, intossicazioni chimiche o da veleni vegetali, queste sostanze di scarto aumentano proporzionalmente alla gravità delle condizioni cliniche.

“Le fotografie che asseriscono di mostrare i virus in azione sono vere e proprie frodi: ciò che mostrano in realtà è un ordinario processo fisiologico di fagocitosi che avviene innumerevoli volte ogni giorno all’interno del corpo” (Arthur M. Baker).

I microrganismi (batteri, funghi, “virus”) che si osservano nelle ferite, infiammazioni, infezioni sono da considerarsi una causa o una conseguenza della patologia locale? 

Immaginiamo che un alieno venga sulla terra per la prima volta nella sua vita e occasionalmente osservi una serie di incendi in luoghi diversi e distanti tra loro. Nota che in ogni sede dell’incendio sono sempre presenti delle persone con lo stesso aspetto, con il medesimo abito (divisa da pompiere), oltre ad altre persone vestite differentemente (folla di curiosi). Facilmente l’alieno dedurrà che gli autori degli incendi siano i pompieri, considerato la loro immancabile presenza sul luogo del “delitto”.

Allo stesso modo l’osservazione acritica riduzionista microbiologica, osservando sempre nelle varie preparazioni istologiche, citologiche e culturali nelle varie malattie infiammatorie e neoplastiche la presenza di “virus”, batteri e funghi, realizzano l’equivoco storico della patogenesi come conseguenza di “aggressioni” da parte di microrganismi “cattivi”! Ma, in realtà, i microrganismi sono paragonabili ai “pompieri”, (muratori, spazzini) e sono sempre presenti per curare, spegnere l’incendio (l’infiammazione), non per provocarlo! Essi fanno parte della “rete PNEI – sistema della grande difesa” per la protezione dell’organismo, per eliminare tossine, cellule displasiche, sostanze e strutture estranee, non self, nella fase neurovegetativa vagotonica di autoriparazione cicatriziale post infiammatoria! Come facciamo a sopravvivere da milioni di anni?

L’equivoco e falso storico delle malattie causate dai virus contagiosi è un mito da sfatare! Le vere cause delle malattie e delle epidemie sono conseguenze di psicosi collettive (infodemie) conflittualità acute e croniche, paure personali, familiari e ambientali, lutti consci e inconsci non elaborati, tossine fisiche e psichiche emozionali, stili di vita comportamentali e nutrizionali scorretti, sedentarietà, abuso di farmaci e sostanze chimiche, terapie soppressive sintomatiche reiterate. 

Il contagio è uno dei miti della medicina, poiché le scorie tossiche non possono essere trasmesse da un corpo all’altro attraverso il normale contatto. Le malattie contagiose sono un’invenzione, poiché nessuno può passare ad altri la sua malattia, non più di quanto possa trasmettere la propria salute”. (“La Teoria dell’origine virale delle malattie”  Arthur M. Baker - Estratto da Exposing the Myth of the Germ Theory a cura del College of Practical Homeopathy, 2005).

Fondamentale capire che l’organismo possiede una straordinaria capacità di auto depurazione - guarigione (se lasciato in pace) e che i sintomi (esonerativi) sono sempre l’epifenomeno dello sforzo della Forza Vitale per guarire.

Anche la così detta “predisposizione genetica” alle malattie va riconsiderata come conseguenze di conflittualità croniche ambientali transgenerazionali. Essere “predisposti” significa vivere in uno stato di debolezza cronica bioenergetica con deficit della Forza Vitale e della reattività PNEI.

 

Sindrome della paura

Da molti anni, ormai, con l’approssimarsi dei mesi invernali l’organizzazione politico sanitaria nazionale e internazionale, coadiuvata dai mass media (Tv, giornali), inculcano sistematicamente allarmismo nelle popolazioni sui pericoli delle incipienti nuove epidemie influenzali, pronosticando morte e malattie, soprattutto delle vie respiratorie, suscitando angosciose paure verso implacabili virus virulenti e contagianti. La “teoria del contagio” sostenuta dall’establishment politico sanitario economico mira a sostenere la vendita di molti farmaci altrimenti non indispensabili.

“... quelli che vengono definiti virus e che l’industria farmaceutica cavalca per produrre medicine chimiche brevettate e fare miliardi di euro a spese dei malati, altro non sono che proteine, derivate dai batteri di cui ognuno di noi è pieno e che permettono lo svolgimento dei processi vitali che ci mantengono in vita, che, quando muoiono, si spezzano in piccolissime parti per fornire nutrimento ai batteri ancora viventi. In sostanza, i virus non esistono, quindi LE MALATTIE NON SONO CAUSATE DAI VIRUS, ma dai vari modi di reagire di ognuno di noi agli shock e impulsi provenienti dal vivere quotidiano… Il DNA cellulare umano funziona come un’antenna elettromagnetica in biorisonanza con l’insieme delle cellule del suo stesso corpo (frequenze intracorporee) e, contemporaneamente, con tutto l’ambiente e l’energia dell’universo (frequenze extracorporee).

I virus non sono microrganismi viventi, ma solo frammenti “informazionali” di DNA o RNA avvolti da una struttura lipoproteica (capside), microscopici frammenti di materiale genetico della grandezza corrispondente a un miliardesimo di cellula. Si è confuso la presenza di queste microstrutture (cd virus) nei tessuti organici come responsabili della batteriolisi: in realtà è esattamente il contrario. Quando i batteri, per cattività ambientale, non riescono a sopravvivere e a trasformarsi in spore, si decompongono in modo acuto per trasferire le loro informazioni in cellule sane (Stefan Lanka, virologo e genetista tedesco, portavoce dell'associazione internazionale REGIMED (Research Group in Investigative Medicine).

 

La paura dell’epidemia: corpo contundente

Uscire dal paradigma e dall’uso strumentale della “paura della malattia”, del contagio, dei virus e microrganismi cattivi pronti ad aggredirci, rappresenta il nostro compito più arduo e importante in questo critico momento storico, condizionato dal palese connubio tra grande industria farmaceutica e organizzazione politica sanitaria.

Le ricorrenti e periodiche funeste previsioni d’incipienti epidemie stagionali di virus influenzali che “faranno milioni di morti” sono ormai un’evidente e precisa strategia per strumentalizzare la paura e usare la minaccia dei “virus mortali” come “corpo contundente” per soggiogare, plagiare, addomesticare e guidare i popoli.

In questo disastroso e drammatico scenario sanitario - sociale il ruolo dei medici liberi (da ogni condizionamento politico ed extra professionale) è di fondamentale e vitale importanza. Necessario spiegare la realtà dei fatti, la vera patogenesi delle malattie respiratorie, gestire, sdrammatizzare e mitigare l’angoscia della paura inopinatamente diffusa che affligge i nostri pazienti succubi del martellamento pubblicitario continuo dei mass media, invincibile strumento della propaganda dell’industria e della politica connivente.  Spiegare il vero significato della malattia come maccanismo di sopravvivenza - evoluzione, la patogenesi socioeconomiche delle epidemie, il ruolo fondamentale eubiotico dei microrganismi (microbiota) nella fisiopatologia umana, sfatare il mito della malattia intesa come “trappola - brutto male”: rappresenta un nostro dovere professionale ed etico prioritario e di vitale importanza.

 

Virus, batteri e patologie respiratorie:

la paura della malattia e della morte.

Il passaggio primordiale dalla vita acquatica a quella terrestre modifica profondamente la struttura e la fisiopatologia dei primi esseri viventi superiori. Fuori dalla matrice del “brodo primordiale” si manifesta la necessità del “bisogno primario di aria” per sopravvivere, per assumere l’ossigeno indispensabile alla respirazione cellulare. Si delineano e si formano le “vie respiratorie”: laringe, trachea, bronchi e polmoni. Tale sistema diventa anche un “radar” cognitivo per esplorare l’ospitalità di nuovi territori – ambienti sconosciuti, per eventuali nuovi insediamenti. Annusare - fiutare il terreno, se aria respirabile, analizzare profumi accoglienti o eventuali gas tossici, fiutare la preda - cibo, annusare un alimento, percepire ferormoni per la possibilità dell’accoppiamento - riproduzione, allontanarsi da cattivi odori (puzza - veleni), dal pericolo, dai nemici.

Come possiamo intuire, le mucose delle vie respiratorie svolgono un ruolo fondamentale nella scelta e nella difesa del territorio, delle condizioni ambientali e sociali legate alla sopravvivenza.

Abbiamo due peculiarità istologiche dell’anatomia dell’apparato respiratorio, con diverso sentito reattivo conflittuale:

  1. Cellule cilindriche della mucosa alveolare polmonare derivanti dall’endoderma con l’obiettivo di assorbire il “bisogno - cibo primordiale aria”, schema corporeo endoderma - tronco cerebrale. Le cellule si moltiplicano per assorbire una maggiore quantità di aria respirabile – ossigeno in caso di carenza acuta effettiva o suggestiva conflittuale (minaccia ambientale).
  2. Cellule piatte di rivestimento derivanti dall’ectoderma: mucosa nasale (conflitto della puzza, annusare un pericolo), laringea (conflitto di spavento, paura inattesa che lascia “senza fiato”). La mucosa si ulcera nella fase acuta per “allargare” il lume delle vie respiratorie, per inspirare più velocemente l’aria e annusare meglio il territorio e fiutare il pericolo.

Vediamo alcuni esempi di vissuti conflittuali respiratori.

  • Trovarsi di fronte a un pericolo inaspettato, che ci lascia “senza fiato” senza poter / saper reagire con efficacia (incontrare di notte in un vicolo cieco un assassino).
  • Subire o solo percepire una minaccia nel proprio “territorio – confine personale” sociale, economico, affettivo: abitazione, stanza dell’ufficio, area condominiale, giardino condiviso, luogo o ruolo personale qualsiasi. Paura di essere licenziato, di una malattia grave o contagiosa, del cancro, dell’epidemia, di un capufficio dispotico. Sentirsi oppressi come se ci venisse “tolta l’aria”. Tutti vissuti conflittuali che riguardano la “sopravvivenza”.

Il polmone (parenchima alveolare respiratorio) assicura l’approvvigionamento del “bisogno primario aria”, indispensabile per la sopravvivenza, primo istinto alla conservazione quando il verme primordiale esce fuori dall’acqua per adattarsi all’ambiente terrestre. Gli alveoli polmonari si sviluppano a partire da cellule dell’antica mucosa intestinale (endoderma). In caso di pericolo la reazione dei codici biologici è quella di moltiplicare le cellule alveolari per assimilare l’aria - ossigeno più velocemente e in maggiore quantità.

Quanto più importante e grave è il conflitto di paura (di morire soffocati) tanto più profonda e complessa sarà la reazione organica anatomo - funzionale per l’adattamento alla nuova situazione. Dal semplice raffreddore (sentire una vaga “puzza” di pericolo) fino alla bronco polmonite o alla neoplasia polmonare (gravissima improvvisa paura di morire per mancanza di aria).

Una caratteristica clinica della reattività conflittuale polmonare: focolaio polmonare unico in caso di paura per trasposizione di una malattia che colpisce un familiare o un amico. Focolai multipli se la paura di morire riguarda la propria persona (percezione di maggiore gravità).

L’altro vissuto conflittuale caratteristico delle vie respiratorie è quello espresso dalle cellule di rivestimento epiteliale (schema corporeo Ectoderma): “ho bisogno di annusare per capire quello che succede o respirare più velocemente”. Si determina una reazione neurovegetativa automatica inconscia di ulcerazioni a carico dell’epitelio di rivestimento delle mucose per “allargare” il diametro bronchiale per avere una superficie di contatto maggiore con l’aria – informazione e per incamerarla più velocemente. I sintomi si manifestano nella fase vagotonica di riparazione infiammatoria post - conflittuale (starnuto, bronchite, tosse). I batteri sono gli ingegneri che dirigono i lavori di riparazione, i così detti “virus” (pezzi di batteri sacrificati) le mattonelle per ricostruire le mura distrutte (epitelio).

Una persona già profondamente provata, con ridotta forza vitale, sofferente di patologie croniche respiratorie e vecchie paure, come può sentirsi allorché cade nella trappola sottile, implacabile e subdola mediatica h 24 dei mass media (tv, giornali), specialmente quando è circondata da parenti, amici e conoscenti altrettanto angosciati, plagiati e vittime della paura?    

La malattia polmonare è l’ultima spiaggia per la sopravvivenza in una condizione drammatica con gravissima paura di morire vissuta in solitudine sociale e nell’incapacità di reagire, di trovare una speranza, un appoggio, una via d’uscita, una soluzione soddisfacente, vissuto tipico di chi “subisce” lo shock della diagnosi infausta del “brutto male”!

L’ulcerazione dell’epitelio respiratorio per facilitare la penetrazione (scivolamento) del “bolo aria” più velocemente è caratteristica del biotipo “luesinico”: risolvere velocemente il problema senza aspettare oltre! La proliferazione cellulare del parenchima polmonare è più consone al biotipo costituzionale “sicotico” che rimane “atterrito - immobile” di fronte a un evento disastroso, come difronte alla sentenza infausta: “Lei ha il cancro, ha al massimo sei mesi di vita!”

I VIRUS non si “prendono”, non ci si contagia, sono già dentro di noi, rappresentano il materiale organico di disgregazione cellulare somatico e batterico del fisiologico e incessante meccanismo di riprogrammazione – evoluzione somatica, di quello di riparazione infiammatoria e di depurazione – drenaggio corporeo. La vera patogenesi delle “malattie respiratorie” non è da attribuire a virus, batteri e microrganismi cattivi ma a paure, disagi, precisi shock conflittuali di soffocare, sensazione di non poter assorbire l’aria in modo sufficiente e di morire.

Secondo la teoria del “pleomorfismo” di G. Enderlein, il microbiota può essere paragonato alla “protezione civile” che si mobilita nelle più svariate necessità, in particolare durante la “fase vagotonica di riparazione naturale” dell’organismo (fase B della commutazione vegetativa di Hoff), dopo la soluzione del “conflitto-shock” della fase “A” simpaticotonica dei disagi – malattie acute. Il loro compito è riparare, ricostruire, eliminare tossine, detriti cellulari infiammatori e post-infiammatori di scarto, cellule displasiche e tutto il “non self”. Azioni definite anche “microchirurgiche”: “demolire ed eliminare” in modo mirato e specifico mediante un processo di “caseificazione purulenta” le reazioni proliferative cellulari displasiche e neoplastiche esuberanti.

La riparazione - ricostruzione delle aree di ulcera e necrosi dell’epitelio pavimentoso delle mucose di naso, laringe e bronchi di appartenenza allo schema corporeo dell’ectoderma è effettuata da batteri e sub particelle batteriche informazionali – plastiche. Questa infinita quantità e varietà di materiale cellulare (che chiamiamo “virus”) svolgono una preziosissima e insostituibile azione di ricostruzione, dialogo interno - esterno, riadattamento continuo PNEI per la sopravvivenza tra caratteristiche chimico – fisiche ambientali e capacità – qualità respiratoria. Senza la presenza di questo sistema – rete (Forza Vitale) Microbiota e R-MALT (tessuto linfatico associato alle mucose respiratorie) la vita non sarebbe possibile.

 

Pleomorfismo e totipotenza dei batteri

“Uno dei primi scienziati ad affermare il concetto rivoluzionario sulla funzione dei microbi come agenti biologici “agonisti della guarigione e non antagonisti - cause delle malattie”, è stato A. Béchamp. Egli ha elaborato la teoria del “pleomorfismo dei microrganismi” che descrive la loro capacità di adattarsi, cambiare morfologia e funzionalità a seconda delle esigenze dell’organismo ospitante in relazione dinamica con l’ambiente.

La presenza dei microbi in un tessuto patologico rappresenta l’epifenomeno dell’azione del Microbiota in sinergia col sistema immunitario - PNEI nel meccanismo della “grande difesa”, non la causa della patologia. Nel 1856, Béchamp affermava: “Il microzima è la più piccola unità vivente” (The blood and the third element).

Il concetto di Pleomorfismo, punto fondamentale della teoria di Béchamp, rappresenta la base del nuovo paradigma della microbiologia. Tutti i microbi derivano da una medesima “matrice vitale” primordiale (microzimi o corpi colloidali), potendo evolvere verso una qualsiasi forma microbica differenziata a seconda delle necessità, del terreno interno ed esterno, in sintonia – armonia con le peculiarità ambientali.

I microrganismi hanno il compito di eliminare sostanze tossiche, detriti infiammatori cellulari, corpi estranei; competere con i microrganismi patogeni, quindi, dare la vita. Al contrario sopravvivono a una eventuale malattia inguaribile dell’organismo e contribuiscono alla sua “apoptosi”: “autodigestione” cellulare, dare la morte.

La teoria e gli studi di A. Béchamp e la sua grande e profonda intuizione sulla natura dell’essere umano e della vita, avrebbero potuto cambiare la storia della microbiologia e rivoluzionare quella della medicina. Purtroppo, la concezione lineare cartesiana “una causa - una malattia”, sostenuta perentoriamente dalla “grande industria farmaceutica multinazionale”, è di gran lunga prevalsa nel mondo accademico ufficiale della medicina istituzionale pubblica e universitaria. Ha giocato a favore della visione cartesiana anche la più facile comprensione didattica e semplicità nell’applicazione pratica terapeutica (un germe causa della malattia - un antibiotico terapia della malattia).

Un altro grande scienziato che ha proseguito gli studi e le ricerche di A. Béchamp e gettato le basi della moderna microbiologia è Günther Enderlein (1872-1968).

Le sue straordinarie e rigorose ricerche hanno confermato che la più piccola unità vivente nel corpo umano non è la cellula, ma infinite microstrutture bio-proteiche: i Colloidi (o corpi colloidali), identificandoli nei microzimi di A. Béchamp. Tale teoria conferma che i precursori dei microrganismi endogeni saprofiti sono considerati parte integrante e costitutiva dell’essere umano, della sua “matrice sostanza fondamentale”, non semplici “ospiti”! Queste microparticelle viventi hanno una dimensione inferiore a 0,2 micron, non identificabili al normale microscopio ottico ma solo con il microscopio elettronico a campo oscuro, tecnica che consente di analizzare “in vivo” il sangue, il plasma e ogni altra secrezione organica, con tutte le loro componenti dinamiche vitali. I corpi colloidali sono delle forme viventi biologiche ancestrali (brodo primordiale) simbiotiche che hanno determinato e accompagnato gli esseri viventi nella loro evoluzione filogenetica, ontogenetica e di adattamento ambientale, fin dai primi stadi di sviluppo, svolgendo un ruolo fondamentale nella “riprogrammazione - coevoluzione essere umano - ambiente”.

Il pleomorfismo è una caratteristica totipotente dei corpi colloidali che possono evolvere, mutare struttura e proprietà, verso forme microrganiche più complesse (batteri, funghi), secondo le necessità dell’organismo in simbiosi - adattamento continuo con l’ambiente (concetto della Ciclogenia di G. Enderlein).

Si noti l’analogia ontogenetica funzionale dei corpi colloidali simbionti con le cellule totipotenti staminali del midollo osseo, che danno origine alle tre linee fondamentali del sangue: leucocitopoiesi, eritropoiesi, trombopoiesi.

Le prime forme complesse di simbionti endogeni a partire dai corpi colloidali sono state, secondo Enderlein, i funghi Mucor racemosus e Aspergillus niger, che hanno sviluppato un importante ruolo di cooperazione funzionale immunologica negli esseri viventi superiori e nell’essere umano. Questi “endobionti” possono evolvere, tuttavia, anche verso forme patogene auto- aggressive, in caso di grave alterazione del microclima eubiotico interno (disbiosi).

La concentrazione del ph nell’organismo svolge un ruolo fondamentale per il benessere del sistema. Esso contribuisce, tra l’altro, alla differenziazione dei simbionti primordiali

in differenti stadi di sviluppo, secondo Enderlein, a seconda delle necessità e delle circostanze ambientali:

  • nella fase primaria colloidale (microzimi), se il microambiente è fortemente alcalino;
  • nella fase batterica, se l’ambiente è alcalino medio;
  • nella fase fungale, se l’ambiente è mediamente acido;
  • nella fase “batterica litica virale”, se l’ambiente è fortemente acido (tossico).

Possiamo notare che nel microambiente più pericoloso molto acido, vi è una prevalenza della batteriolisi e produzione di microparticelle sub cellulari (così detti virus). È ipotizzabile questo meccanismo patogenetico per spiegare la presenza di particelle litiche sub cellulari (definiti virus) nei tessuti in molte malattie neoplastiche in organismi cronicamente debilitati. La diversa interpretazione patogenetica ci porta a considerare questa presenza di queste microparticelle, però, come una risposta terapeutica del sistema immunitario - simbiotico e non, come tradizionalmente sostenuto, come “causa” patologica!

L’abuso reiterato e cronico delle terapie chimiche (antibiotici, vaccini, antipiretici, antinfiammatori) rappresenta un grave danno per la vita e il benessere del microbiota e degli organi cellulari primordiali saprofiti. In particolare, sono deteriorati il citoscheletro formato dalle antiche ife degli schizomiceti e il sistema mitocondriale, derivati dagli α-proteobacteri. Ricordiamo che i mitocondri rappresentano mediamente il 20% circa del peso totale delle cellule.

Le terapie che mirano a “uccidere” i microrganismi sono in generale strategicamente controproducenti, poiché i microrganismi sono una parte integrante e fondamentale dell’essere umano; dobbiamo convivere con questo ecosistema e non consideralo come un nemico. Bisogna invece comprendere le ragioni biologiche che determinano la loro trasformazione e virulentazione. Molto preoccupante è il fenomeno del sempre più frequente abuso della somministrazione di antibiotici e antisettici, responsabili dell’aumento esponenziale della “resistenza batterica”. È questa una delle cause più probabili della trasformazione dei batteri saprofiti simbionti in forme patologiche Cell Wall Deficient (C. Marzetti).

 

Entanglement: in ogni punto dell’universo

c’è tutto l’universo, nello stesso istante.

Gli esseri viventi si configurano come miliardi di nodi dinamici di un sistema “rete di membrane – matrice energetica” di un solo grande organismo, interconnessi da informazioni vibrazionali in vari domìni strutturali di coerenza.  L’informazione bioelettromagnetica (onde di energia) permea e guida tutto il creato, ci condiziona, stimola, dirige, ci può ammalare o trasformare - gratificare in seguito a variabili condizioni e necessità ambientali di sopravvivenza. Le membrane cellulari, microrganismi, batteri, funghi, lieviti, muffe, i così detti virus sono un insieme armonico di un solo organismo (pianeta terra) muniti di recettori informazionali come antenne che captano stimoli e input intra ed extracorporei per un perenne dialogo interno tra i vari organi ed esterno tra gli esseri della stessa specie e tra specie diversa.

Il dialogo informazionale vibrazionale energetico tra gli esseri viventi è magistralmente spiegato dal fenomeno dell’ENTANGLEMENT, una delle più straordinarie scoperte della realtà energetica universale. Il termine “entanglement” significa letteralmente “intreccio” e caratterizza gli stati energetici quantistici di sistemi biofisici interconnessi. Rappresenta il fondamento della teoria della biofisica quantistica (Erwin Schroedinger). Il fenomeno dell’entanglement si basa sull’assunto che stati quantistici di particelle energetiche infinitesimali separate anche da grandi distanze interagiscono coerentemente e simultaneamente tra loro a una velocità superiore a quella della luce nel vuoto. La modifica che intercorre (allo stato quantistico) di una ipotetica particella alfa istantaneamente può avere un effetto sullo stato quantistico di una seconda ipotetica particella beta remota: azione fantasma a distanza (spooky action at distance).  A. Einstein aveva già ipotizzato l’esistenza di una “interazione” a distanza delle particelle che compongono la materia, mettendo in discussione la fisica e la natura della realtà alla sua epoca.

Il meccanismo dell’entanglement spiega come una semplice emozione (informazione) trasmessa ripetutamente attraverso i mass media (tv – giornali), a esempio la paura di un “virus contagioso”, possa condizionare contemporaneamente un gran numero di persone che a loro volta possono “trasmettere per entanglement” questa paura a interi popoli della terra, anche a grande distanza tra loro senza che vengano a contatto (psicosi dell’inconscio collettivo).

Una “bugia” ripetuta mille volte h 24 tutti i giorni diventa una terribile “verità” incontestabile.

I mezzi di comunicazione rappresentano una subdola e straordinaria arma del potere politico - economico per guidare e plagiare l’intera popolazione mondiale.

 

Conclusioni

Molti studi concordano nel ritenere queste particelle che chiamiamo virus, “messaggeri informazionali” a base di DNA o RNA, derivanti dai batteri saprofiti (Microbiota) che svolgono una fondamentale azione di interconnessione all’interno dell’organismo umano e tra questi e l’ambiente, unitamente a una infinità di molecole (citochine, neuropeptidi, neurotrasmettitori) e alla rete vibrazionale del citoscheletro – fascia unica corporea. Inoltre, essi concorrono a un’altra basilare funzione vitale: ristrutturazione, chelazione e ogni altra azione necessaria per la riparazione dei tessuti alterati (operai del meccanismo dell’autoguarigione).

Le propaganda della paura per il virus giornaliera effettuata da giornalisti, politici e showman, h 24 su ogni rete, ininterrotta da ben oltre un anno, sta condizionando e minando il delicato equilibrio dell’animo umano PNEI, facendo sprofondare le popolazioni di tutto il mondo nella “sindrome della paura”.

Il “benessere – salute” e il “malessere – malattia” non sono fenomeni statici e separati, ma facce inseparabili di una stessa medaglia della “dinamica Forza Vitale” (Chi).

Il “piacere – amore - benessere” (Eros – nascita – Yang - positivo) e il “dolore – malattia - morte” (Pathos – Thanatos – Yin - negativo) non esistono separatamente ma come funzioni opposte interdipendenti di una stessa realtà, in continua sintesi – antitesi (amore – odio, entropia – sintropia, disordine – ordine): riprogrammazione ambientale continua della “mente evolutiva globale”.

La “malattia” non va intesa come sfortuna, maledizione genetica o contagio di un virus – microrganismo cattivo, ma come “disagio evolutivo - conflitto biologico”: risposta necessaria PNEI inconscia vitale, “momento di conoscenza” (lotta o fuggi), riprogrammazione - evoluzione biologica.

 

Dr. Giovanni Alvino 

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08/04/2021

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